Acque minerali, i Top 5 si ritagliano il 66% del business. In erosione l’utile operativo

Milano, 23 aprile 2021 – In Italia operano 82 aziende delle acque minerali per un fatturato aggregato di 3,8 miliardi nel 2019. I maggiori operatori operano anche nel business del soft drink (bibite gassate, succhi, the freddo, aperitivi
analcolici).
I cinque maggiori operatori delle acque minerali, dal leader Sanpellegrino in giù, rappresentano il 65,8% del totale. Le imprese a controllo estero sono 6, per un fatturato di 1,5 miliardi. Da sottolineare però che le fonti sono in concessione e rimangono in Italia. Questi i dati salienti dell’area studi Mediobanca sul mercato delle acque minerali in Italia e nel mondo.

Più imprese al Sud
L’area del Centro, Sud e Isole accoglie il maggiore numero di imprese (32), ma il maggiore fatturato fa capo alle 23
imprese del Nord ovest
(circa 2 miliardi).
Nel triennio 2017-2019 le vendite aggregate sono cresciute del 3,9% medio annuo, quelle domestiche del 2,9%, quelle all’estero del 6%.
Il mercato mondiale dell’acqua confezionata è stimato in oltre 387 miliardi di litri, per un valore al dettaglio pari a 155 miliardi di euro. Il prezzo medio al litro è attorno a 40 centesimi, che scende a 30 centesimi nella Ue e a 20 centesimi in Italia. In base alle quantità, il consumo mondiale è cresciuto nell’ultimo ventennio al 7,4% annuo e le previsioni per il
prossimo quinquennio indicano ritmi analoghi, tra il 7% e l’8%.
In Italia, secondo Nielsen, il comparto ha chiuso il 2020 con +1,6% dei volumi e -0,2% a valore nella grande distribuzione, ma nel conto vanno inserite le chiusure di ristorazione e bar. L’export è scivolato dell’11%.

Un terzo di export
Complessivamente la quota di export vale il 32,7% del fatturato, per un valore di 1,3 miliardi, lasciando al fatturato domestico i rimanenti 2,5 miliardi.
Le imprese di maggiori dimensioni (48%) e quelle a controllo estero (55,5%) hanno quote di vendite all’estero rilevanti, mentre per quelle italiane di medie o piccole dimensioni il mercato internazionale è poco rilevante (tra il 2% e il 6% delle vendite).
L’utile operativo medio del comparto è del 9,6%, in evidente riduzione dal 13% del 2017. Causa l’ipercompetizione, specie nella grande distribuzione. Co inevitabile abbassamento del prezzo medio.
Il ritorno sull’investimento (Roi) appare consistente nel 2019: 14,9%, ma anche in questo caso in contrazione sul 2017 (20,9%), così accade per il ritorno sul capitale proprio (Roe) che si attesta nel 2019 al 20,3%.

e.scarci709@gmail.com

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